Buonasera a tutti,
stasera mi ritrovo a scrivere qua. La scrittura l'ho sempre concepita come un mezzo attraverso il quale esplicitare il mio stato d'animo un po' angoscioso e alleggerirmi, un punto di sfogo. E quindi mi ritrovo qui.
Qualche giorno fa ho avuto occasione di ritrovare vecchie foto sul pc di quando ero adolescente. Ero così diversa, piena di vita, il volto gioioso...avevo sofferto di emetofobia a "rate", a 7 anni, a 12 anni e poi una lunga pausa dai 13 ai 21 anni e in questo intervallo stavo bene, mangiavo tantissimo, adoravo stare in mezzo alla gente, divertirmi (non sono mai stata un'amante delle discoteche, ma apprezzavo andare in un bar, birreria, centro commerciale con amici).
Non rifiutavo mai inviti che avevano come finalità il stare in mezzo alla gente. Mangiavo persino cibo di strada.
Mi è capitata in mano una foto dove una sera d'estate mangiavamo panna fredda spruzzata direttamente in bocca e poi tuffi in piscina dopo una pizza, foto che mi ritraevano a qualche festa, sorridente, burlona. Foto in cui io e il mio ragazzino dell'epoca ci siamo dati il primo bacio sotto le stelle e passammo con altri amici una serata in aperta campagna, sotto le coperte, a guardare le costellazioni e mangiare qualsiasi varietà di cibo.
Mi ero persino iscritta in croce rossa per andare in pediatria e regalare sorrisi ai bambini meno fortunati, sorvolando sulla possibilità di contrarre un virus.
Da quanto la fobia è riapparsa, guardando le foto, mi sembra che tutto ciò che è accaduto in passato in realtà sia stata una fantasia, un sogno, un'altra vita. Non mi riconosco. Vorrei solo riuscire a mangiare quello che mangiavo un tempo, senza quantificare il cibo, vorrei poter abbracciare un bambino senza timore di contrarre una malattia, vorrei provare a bere un goccio d'alcool, rallegrandomi, senza la paura di star male. Vorrei fare ancora tante cose che la fobia mi ha "stoppato" di fare. Certo, so che "se voglio, posso", ma a volte non è così facile, anzi, per niente. Non sono ancora pronta ad affrontare i miei fantasmi. A breve ho un appuntamento con la psicoterapeuta, la quale mi darà, in seguito a valutazioni circa il mio stato mentale, il via libera a cominciare psicoterapia, avvalendosi dell'approccio cognitivo-comportamentale. Spero. Spero, un giorno, di poter dire: "finalmente, ci sono uscita!"
stasera mi ritrovo a scrivere qua. La scrittura l'ho sempre concepita come un mezzo attraverso il quale esplicitare il mio stato d'animo un po' angoscioso e alleggerirmi, un punto di sfogo. E quindi mi ritrovo qui.
Qualche giorno fa ho avuto occasione di ritrovare vecchie foto sul pc di quando ero adolescente. Ero così diversa, piena di vita, il volto gioioso...avevo sofferto di emetofobia a "rate", a 7 anni, a 12 anni e poi una lunga pausa dai 13 ai 21 anni e in questo intervallo stavo bene, mangiavo tantissimo, adoravo stare in mezzo alla gente, divertirmi (non sono mai stata un'amante delle discoteche, ma apprezzavo andare in un bar, birreria, centro commerciale con amici).
Non rifiutavo mai inviti che avevano come finalità il stare in mezzo alla gente. Mangiavo persino cibo di strada.
Mi è capitata in mano una foto dove una sera d'estate mangiavamo panna fredda spruzzata direttamente in bocca e poi tuffi in piscina dopo una pizza, foto che mi ritraevano a qualche festa, sorridente, burlona. Foto in cui io e il mio ragazzino dell'epoca ci siamo dati il primo bacio sotto le stelle e passammo con altri amici una serata in aperta campagna, sotto le coperte, a guardare le costellazioni e mangiare qualsiasi varietà di cibo.
Mi ero persino iscritta in croce rossa per andare in pediatria e regalare sorrisi ai bambini meno fortunati, sorvolando sulla possibilità di contrarre un virus.
Da quanto la fobia è riapparsa, guardando le foto, mi sembra che tutto ciò che è accaduto in passato in realtà sia stata una fantasia, un sogno, un'altra vita. Non mi riconosco. Vorrei solo riuscire a mangiare quello che mangiavo un tempo, senza quantificare il cibo, vorrei poter abbracciare un bambino senza timore di contrarre una malattia, vorrei provare a bere un goccio d'alcool, rallegrandomi, senza la paura di star male. Vorrei fare ancora tante cose che la fobia mi ha "stoppato" di fare. Certo, so che "se voglio, posso", ma a volte non è così facile, anzi, per niente. Non sono ancora pronta ad affrontare i miei fantasmi. A breve ho un appuntamento con la psicoterapeuta, la quale mi darà, in seguito a valutazioni circa il mio stato mentale, il via libera a cominciare psicoterapia, avvalendosi dell'approccio cognitivo-comportamentale. Spero. Spero, un giorno, di poter dire: "finalmente, ci sono uscita!"