Buonasera a tutti,
mi presento, sono Francesca ho 23 anni (vado per i 24) e fin che ho ricordi, penso di aver sempre sofferto di emetofobia.
La paura penso abbia iniziato ad affacciarsi all'età di 6/7 anni, quando mia madre era incinta (premetto che non è mai stata male in gravidanza). Era estate, 2003. Caldo torrido. "Francesca, perché non mangi?" "non ho fame, ho paura di star male". Ero magrissima, 18 Kg a quell'età, penso si trattasse di anoressia infantile. La sorellina è nata. Emetofobia passata. "Sarà stata l'ansia" pensavano tutti. Ok, procediamo nella linea del tempo. 12 anni. Emetofobia ribussa ancora alla mia porta. Ho passato l'inverno della seconda media a mangiare dei craker e del formaggio di grana. "Sei bianca come un cencio" mi dicevano i professori. E io, consapevole del mio aspetto abbastanza deperito, confermavo la loro affermazione e, anzi, mi agitavo di più, "cavolo, magari sono bianca, perché dovrò star male…" pensavo. E anche lì però, tutto si è risolto.
Inizio le superiori, adolescenza, primi amori, prime esperienze, prime feste, divertimenti, marachelle fatte di nascosto dai genitori, sembrava un sogno. Mi fidanzai con il ragazzo che avevo amato sin da bambina, compagno dell'asilo, vicino di casa. Ero felice. Innamorata. Invincibile. Ma questa sensazione durò poco. Nell'estate 2013 iniziai a soffrire di attacchi di panico e depressione, il ragazzo mi lasciò, ero sola. Sola con me stessa. Ragazza che passò l'estate dei suoi 16 anni in uno studio di psicoterapeuti e in casa. Iniziai con l'antidepressivo (che prendo tutt'ora). Rinacqui. Mi diplomai, mi iscrissi all'università. Iniziai tirocinio. INIZIAI TIROCINIO. Ecco, ci troviamo nel punto della linea del tempo critica. Novembre 2017: virus gastrointestinale potente, svenni, ambulanza, mamma che mi schiaffeggiava "Francesca, ci sei??" i medici che mi provarono la pressione "40-50". Aiuto. Mi ripresi pian piano, ma da lì non riuscii più a uscire dall'emetofobia. Mi laureai, mi iscrissi alla laurea magistrale. Sono all'ultimo anno e ho iniziato a lavorare per arricchire il curriculum. Lavoro come docente alla primaria. Sì, avete sentito bene. DOCENTE ALLA PRIMARIA equivale a virus invernali a tutto chiodo. Vi chiederete perché ho scelto questo lavoro. Eh sapete, non lo so. Amo i bamini, ma la mia fobia mi sta portando ad odiarli. Il che mi conduce ad aver un forte desiderio di maternità, ma allo stesso tempo paura. paura di non riuscire ad affrontare i malanni del mio bambino, di sentirmi una cattiva madre.
Ora vado da una psichiatra, appena mi ristabilisco mentalmente con le gcc prescrittemi, inizieremo psicoterapia. SPERO di uscirne, davvero, perché ora non sto vivendo, bensì sto SOPRAVVIVENDO. Mi alzo la mattina come un'automa, eseguo le mie faccende quotidiane, vado a letto e spero, prego che vada tutto bene. Al weekend passo le giornate in casa, muovendomi tra libri da studiare, serie tv, letture e musica. Ho un ragazzo che mi comprende, ma a volte perde la pazienza, non sa come fare a gestire le mie angosce. Essere emetofobici è dura, tuttavia sapere che esiste un forum e altre persone nella tua stessa situazione, ti fa sentire meno sola, sostenuta, compresa. COMPRENSIONE ecco, questa fobia manca di comprensione. Dato che "pochi" ne soffrono e appena dici ciò che senti, che hai, ciò di cui temi ti ridono in faccia.
Mi sono dilungata, scusate, auguro a tutti una buona serata.
mi presento, sono Francesca ho 23 anni (vado per i 24) e fin che ho ricordi, penso di aver sempre sofferto di emetofobia.
La paura penso abbia iniziato ad affacciarsi all'età di 6/7 anni, quando mia madre era incinta (premetto che non è mai stata male in gravidanza). Era estate, 2003. Caldo torrido. "Francesca, perché non mangi?" "non ho fame, ho paura di star male". Ero magrissima, 18 Kg a quell'età, penso si trattasse di anoressia infantile. La sorellina è nata. Emetofobia passata. "Sarà stata l'ansia" pensavano tutti. Ok, procediamo nella linea del tempo. 12 anni. Emetofobia ribussa ancora alla mia porta. Ho passato l'inverno della seconda media a mangiare dei craker e del formaggio di grana. "Sei bianca come un cencio" mi dicevano i professori. E io, consapevole del mio aspetto abbastanza deperito, confermavo la loro affermazione e, anzi, mi agitavo di più, "cavolo, magari sono bianca, perché dovrò star male…" pensavo. E anche lì però, tutto si è risolto.
Inizio le superiori, adolescenza, primi amori, prime esperienze, prime feste, divertimenti, marachelle fatte di nascosto dai genitori, sembrava un sogno. Mi fidanzai con il ragazzo che avevo amato sin da bambina, compagno dell'asilo, vicino di casa. Ero felice. Innamorata. Invincibile. Ma questa sensazione durò poco. Nell'estate 2013 iniziai a soffrire di attacchi di panico e depressione, il ragazzo mi lasciò, ero sola. Sola con me stessa. Ragazza che passò l'estate dei suoi 16 anni in uno studio di psicoterapeuti e in casa. Iniziai con l'antidepressivo (che prendo tutt'ora). Rinacqui. Mi diplomai, mi iscrissi all'università. Iniziai tirocinio. INIZIAI TIROCINIO. Ecco, ci troviamo nel punto della linea del tempo critica. Novembre 2017: virus gastrointestinale potente, svenni, ambulanza, mamma che mi schiaffeggiava "Francesca, ci sei??" i medici che mi provarono la pressione "40-50". Aiuto. Mi ripresi pian piano, ma da lì non riuscii più a uscire dall'emetofobia. Mi laureai, mi iscrissi alla laurea magistrale. Sono all'ultimo anno e ho iniziato a lavorare per arricchire il curriculum. Lavoro come docente alla primaria. Sì, avete sentito bene. DOCENTE ALLA PRIMARIA equivale a virus invernali a tutto chiodo. Vi chiederete perché ho scelto questo lavoro. Eh sapete, non lo so. Amo i bamini, ma la mia fobia mi sta portando ad odiarli. Il che mi conduce ad aver un forte desiderio di maternità, ma allo stesso tempo paura. paura di non riuscire ad affrontare i malanni del mio bambino, di sentirmi una cattiva madre.
Ora vado da una psichiatra, appena mi ristabilisco mentalmente con le gcc prescrittemi, inizieremo psicoterapia. SPERO di uscirne, davvero, perché ora non sto vivendo, bensì sto SOPRAVVIVENDO. Mi alzo la mattina come un'automa, eseguo le mie faccende quotidiane, vado a letto e spero, prego che vada tutto bene. Al weekend passo le giornate in casa, muovendomi tra libri da studiare, serie tv, letture e musica. Ho un ragazzo che mi comprende, ma a volte perde la pazienza, non sa come fare a gestire le mie angosce. Essere emetofobici è dura, tuttavia sapere che esiste un forum e altre persone nella tua stessa situazione, ti fa sentire meno sola, sostenuta, compresa. COMPRENSIONE ecco, questa fobia manca di comprensione. Dato che "pochi" ne soffrono e appena dici ciò che senti, che hai, ciò di cui temi ti ridono in faccia.
Mi sono dilungata, scusate, auguro a tutti una buona serata.