• Questa community è solo un punto d'incontro per persone che soffrono di emetofobia e non può essere considerata come terapia per superarla, per questo consigliamo sempre di consultare uno specialista. Buona navigazione a tutti. ;)

Nella terra di mezzo...

dotod

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Buongiorno a tutti.
Mi chiamo Alessandro, ho 36 anni (quindi sono abbondantemente più vecchio di altri iscritti) e sono un medico.
Vorrei raccontarvi brevemente la mia storia per dare un po' di sollievo a chi, ancora, si trova nel pieno di questa fobia invalidante.
Iniziamo dicendo che ricordo dettagliatamente tutte le volte che ho vomitato a partire dall'età di circa 2-3 anni (primo ricordo: in braccio a mia madre, mi stava portando da mia nonna, avevo una sciarpa rossa, Plasmon e patate [scusate quest'ultimo dettaglio ma rende bene l'idea di quale grado psicopatologico sono riuscito a raggiungere]). Devo ammettere, però, che nei primi anni di vita vivevo il fatto di poter vomitare come una cosa fastidiosa ma non tragica. Come la peggiore delle manifestazioni umane ma non avevo ancora coscienza di come poterlo evitare. Era un evento sporadico e malaugurato.
All'età di 8 anni cambiai scuola. E fu una tragedia.
Il mio compagno di banco aveva un problema: ogni volta che si presentavano accessi di tosse (molto frequentemente ed in qualsiasi stagione... cazzo...) lui vomitava. Sempre. Iniziava a tossire ed io mi irrigidivo non riuscendo a pensare ad altro che: "Ora questo vomita... se lo vedo vomitare forse vomito anche io... se sento l'odore forse vomiterò anche io... come posso evitarlo?".
Ecco, penso che se mi dovessero chiedere quale è la genesi della mia emetofobia la risposta sarebbe "quel bambino che vomitava sempre alle elementari". Capisco che la cosa possa apparire ridicola ma... tant'è. Ricordo ancora con orrore il momento in cui sentivo il primo colpo di tosse.
Durante l'adolescenza, dai 12-13 anni in poi, purtroppo ho iniziato a prendere coscienza degli eventi che potevano stare dietro al vomitare: mangiare troppo, mangiare male, il famoso virus (che poi di virus responsabili ce ne sono più d'uno.... ma questo lo saprete anche voi :)).
Inizialmente non sapevo come prendere la cosa: mangiavo poco, cose molto digeribili, cercavo di stare lontano da persone potenzialmente "vomitanti" etc.
Con il passare degli anni l'emetofobia si è radicata molto profondamente: dieta ferrea, porzioni minime, orari dei pasti assurdi per non andare a letto a "stomaco pieno", non prendere mezzi pubblici, compulsioni per calmare l'ossessione (lavarsi le mani centinaia di volte al giorno, non toccare direttamente maniglie, superfici potenzialmente infettanti...), evitamento sociale. Mettevo mentalmente in quarantena non solo le persone che avevano "preso il virus" direttamente ma anche quelle che, pur non essendosi ammalate, erano entrate in contatto con terzi infetti. Avevo un calendario con il quale tenevo sotto controllo i giorni di possibile contagio da parte di altre persone e di possibile incubazione.
Con questi "metodi" (malsani) sono riuscito a non vomitare per lunghissimi periodi.
Naturalmente anche io avevo frequentemente nausea e sensazione di vomito imminente (da attribuirsi a somatizzazione più che ad un problema organico) ed allora era una tragedia con veri e propri attacchi di panico. Per non parlare della immancabile presenza di tutta una batteria di farmaci antiemetici e procinetici.
Questa situazione me la sono portata dietro fino ai 25-27 anni anche se in forma più attenuata ma pur sempre con il terrore di vomitare o di vedere qualcuno vomitare e con tutte le mie compulsioni.
Ammetto che aver studiato medicina mi aiutato un po', soprattutto per quanto attiene alla parte infettivologica del nostro problema.
Poi mi sono specializzato in medicina legale e questo è stato il punto di svolta. Capirete bene che durante le autopsie lo stomaco va aperto e il contenuto gastrico va ben controllato. Dire che per me fu un trauma è dire poco. Ma, come si dice, è uno sporco lavoro ma qualcuno lo dovrà pur fare. Piano piano mi sono abituato allo schifo di dover valutare il "vomito di un morto" e questo mi ha aiutato molto (certamente non consiglio a nessuno una terapia di questo tipo :)).

Attualmente vivo in questa terra di mezzo nella quale:
  1. vedere qualcuno vomitare mi è divenuto tollerabile
  2. vomitare mi è intollerabile ma riconosco che è un atto fisiologico talvolta necessario
  3. alcune compulsioni sono sparite
  4. altre compulsioni si sono attenuate ma sono pur sempre presenti
  5. mangio liberamente
  6. posso incontrare una persona potenzialmente infettante ma a debita distanza :)

Ad oggi parlo liberamente di questa mia fobia e cerco di riderci su.

Forse non sono stato poi così sintetico nel raccontarmi, comunque ho riassunto quasi tutto.

Un saluto a tutti!

PS: rimango a disposizione se qualcuno volesse parlare di medicina correlata all'emetofobia.
 
Ciao e benvenuto! Non deve essere stato facile raggiungere i tuoi obiettivi di lavoro con la nostra fobia. Sicuramente la forza di volontà fa la differenza. Complimenti comunque per essere riuscito nei tuoi obiettivi! :)
Dal tuo elenco di 6 punti comunque non mi sembra che stai messo male, anzi tutt'altro.
Domanda, ma ti sei mai confrontato con colleghi di altri settori? E immagino tu abbia capito cosa intendo.
Ciao :)
 
Ciao Re Julien e grazie per il benvenuto!

Domanda, ma ti sei mai confrontato con colleghi di altri settori? E immagino tu abbia capito cosa intendo.

Se intendevi sapere se mi sono mai confrontato con altri medici a proposito dell'emetofobia la risposta è no (non viene presa molto sul serio ) altrimenti credo di non aver capito la domanda :).
 
Colleghi che lavorano in ambito psicologico. Vista la base che hai e il punto in cui sei, forse faresti un percorso breve.
 
Ah!
Si certo, sono seguito da uno psichiatra e da una psicologa cognitivo-comportamentale (non solo per l'emetofobia).
A questo proposito devo dire che la terapia cognitivo comportamentale è più efficace.
 
Sono contento che questo lo dica anche una persona come te, che è un medico, visto che molti non hanno fiducia nella terapia.
 
È in un certo senso strano e curioso leggere l'opinione e l'esperienza di un medico fobico. Forse perché molte volte mi sono chiesto "Chissà come potrebbe mai fare un gastroenterologo (o un medico che comunque deve quasi quotidianamente avere a che fare con patologie dell'apparato digerente) che iniziasse a soffrire di questa fobia".

Comunque mi sembri incanalato sulla strada giusta e con tutte le motivazioni del caso :)
 
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