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farmaci antidepressivi e nausea

macamille

Prodigio
Torno.....in un momento di latenza dell'emetofobia, ma sto malissimo su altri fronti. Talmente male che forse avrei bisogno di farmaci, non un semplice ansiolitico ma qualcosa di più....solo che non ho il coraggio di provarci perchè ho il terrore della nausea.
Oggettivamente, questi farmaci li ho già provati, ben due volte (intendo due cicli, in periodi diversi di vita e a distanza di anni). La prima volta nessuna nausea, ma seconda si, la sentivo, ma comunque mangiavo e facevo la mia vita, e anzi dal punto di vista del malessere psicologico ho tratto molto beneficio dall'uso dei farmaci.
Però li ho sempre presi prima della fase di aggravamento dell'emetofobia, ora non so come reagirei.

So di averne già parlato, ma a voi vorrei chiedere quelle cose a cui nessuno da una risposta, perchè nessuno capisce veramente il nostro problema.
Quanto è forte questa nausea? è vero che dura una quindicina di giorni e poi passa? è costante o solo nelle ore appena dopo l'assunzione?

Ragazzi, onestamente, io ne ho bisogno....mi basterebbe chiedere alla psicologa di farmi parlare con uno psichiatra, magari con una "lettera di presentazione" da parte sua, e sono sicura che i farmaci me li darebbe. Non mi decido solo per questo motivo.....ma non decidendomi, sto anche troppo male e non riesco a lavorare solo con la psicoterapia.
 
Ciao io di psicofarmaci ne ho "provati" davvero tanti, posso dirti che le benzodiazepine non mi hanno mai dato nausea, gli antidepressivi invece a volte bruciore di stomaco ma non sempre... Antipsicotici e antiepilettici (ebbene sì, mi han farcito anche di quelli) sono meno utilizzati ma personalmente non mi hanno dato nessun effetto collaterale.
 
Preso antidepressivo e non ho avuto problemi particolari di nausea...però non faccio testo perché la mia sindrome depressiva mi causava nausea h24 quindi vai a capire di che origine fosse :)
La sola cosa che posso dirti è di prenderle se te le prescrivono e senti ti possono servire ora.
 
Ragazzi, non so veramente cosa fare.
Un giorno sono disperata, vorrei ricorrere ai farmaci. Poi vado dalla psicologa, ne parliamo, e quasi quasi mi convinco di fare senza. Continuo ad andare avanti così, ci penso, li vorrei, poi mi assalgono dubbi, vedo che ho giorni buoni anche senza, e aspetto.

I dubbi non riguardano solo la nausea, sia chiaro. Se dovessi stare malissimo, tanto da non riuscire più a stare fuori di casa, allora li prenderei, a costo di isolarmi dal mondo per il tempo necessario e aspettare che passi la nausea (che magari non arriverebbe nemmeno, però).
Il mio dubbio principale deriva dal fatto che mi conosco! i farmaci mi farebbero di sicuro stare bene, e poi mi verrebbe voglia di smettere con la psicoterapia, proprio adesso che forse, dopo anni, sto provando a lasciarmi andare. Ho avuto grossi screzi con la psicologa in questa metà di anno, alla fine ho capito che io non mi ero mai lasciata andare, anche se mi sembrava.Ora sto provando, con una fatica immane, ad abbattere il muro....o ad aprirgli la porta, come dice lei. Io so, dentro di me, che se sto facendo questa cosa è solo perchè sto da cani. Se i farmaci mi facessero stare bene, richiudo la porta e la saluto, non per qualcosa che ho verso di lei, ma perchè ho una paura folle di affrontare le mie difficoltà, e i farmaci per me adesso sarebbero un modo perfetto per metterle a tacere. Come bersi un bicchierino in una giornata di sconforto....e poi restare attaccati alla bottiglia a vita!
 
Io credo dalle tue parole che NON sei convinta del percorso che stai conducendo con la psicologa... Ho ragione?
Se è così, perché continuare con lei mi chiedo?
Ammetto che io ad Aprile e Maggio prendevo OGNI TANTO qualche goccia, max 8 che è a livello omeopatico alla fine... insomma non è ansiolitico ma miorilassante per i muscoli, quindi abbastanza inutile, perché ero spesso sotto tensione, ci ero semplicemente caduta in un leggero, ma non per me, vortice di paure ecc, dovute a stupidi esami di università. Stupidi per altri, evidentemente per me NO. Io ormai mi sto capendo, voglio eccellere, voglio dar sempre il massimo, ed è buona come cosa, però mi dimentico che attorno ci sono anche altre cose per cui vivere meglio, senza per forza fissarsi solo su quello. Ma questo l'ho capito con lo psicologo e poi sola. Ma se non si fa questo percorso assieme NON puoi pretendere che possa andare meglio... Il miorilassante l'ho abbandonato definitivamente settimane fa, perché alla fin fine il farmaco me ne rendo conto non ti fa nulla, perché parte tutto da noi. Infatti mi rendo conto di quanto potere abbiamo su noi stessi, quanto erroneamente, per difenderci, facciamo di tutto per "stare male", allora se siamo capaci di farci stare male, perché NON far di tutto per farci stare meglio? Molto spesso me lo chiedo... E si riesce!
Comunque ripeto a mio avviso ne dovresti parlare con la psicologa, perché dalle tue parole sembra che con lei ci siano alcuni problemi... Se non ti apri totalmente a lei, difficilmente potrai stare meglio e lavorare più a sodo su di te...
 
Valentina, i farmaci a cui mi riferivo non erano gli ansiolitici, o i miorilassanti, che possono essere presi al bisogno, ma gli antidepressivi, o per meglio dire ssri, perchè chiamarli antidepressivi può creare casino, dato che curano non solo la depressione ma anche l'ansia. L'ansiolitico lo prendo al bisogno, magari per più giorni successivi, poi per una settimana no.....dipende da come sto, ma con quello non è un problema prenderlo al bisogno. Con gli ssri bisogna fare le cose serie, e quando si inizia, non si può smettere prima di un annetto.....ed è anche questa una cosa che mi frena .

Per i problemi con la psicologa è vero che ci sono stati, non per niente ho sospeso per un lungo periodo. Ma ho capito che il problema non era lei, ma io, che appunto non riesco ad aprirmi....e quindi mi sarebbe successo anche con la prossima, e con quella dopo ancora. Sto cercando di superare questa cosa, ma non è una cosa che viene così, non basta che uno mi dica "se non ti apri non ce la fai" perchè io pensavo di essermi aperta......evidentemente è una cosa profonda. Ci sto lavorando...spero che i risultati arrivino....non me li aspetto immediati, ma prima o poi spero di vederli.
 
Ho capito che parlavi di antidepressivi, io ti parlavo della mia esperienza e per fortuna quando stavo nella C***A avrei potuto prenderli, ma di fatto non li ho presi, parlo antidepressivi, perché il medico voleva a quel tempo darmeli...ma non ero un caso depressivo, non lo sono mai stata per fortuna. Mi sono imposta di non prenderli ed effettivamente io non avevo motivo.
L'antidepressivo non è cosa leggera, dovresti parlarne con la tua psicologa alla fin fine. E so che LEI non può prescriverteli, però a questo punto chiedi comunque un suo parere e al caso che ti indirizzi da uno psichiatra, perché solo lo psichiatra può prescrivere. Oddio, vedi tu...
Ah ok, quindi è un problema tuo, ne sei sicura? Ma alla fin fine, sempre secondo il mio modesto parere, un buon psicologo dovrebbe aiutarti ad aprirti e se non ci riesce lei, ok devi fare tu, ma non è come hai detto tu immediata la cosa. Io ne ho passati due e ti posso assicurare che con la prima soldi buttati via, perché io cercavo sì di aprirmi più che potevo, quando stai male ti affidi, ma lei non mi ha MAI e dico MAI cercato di spronarmi o aiutarmi ad aprire, bene l'ho mollata dopo due mesi, anche perché non sto a dire qua COSA poi è andata a dirmi, dico solo che mi ha iniziato a parlare di chiesa, e non ci siamo. Io sono credente, PERO' chiesa ed un campo come la psicologia NON devono cozzare tra loro, sennò lo psicologo a sto punto va a fare il prete. Il secondo bah... antipatia subito.. Terzo TAC! Mi sono aperta SUBITO, anche perché quando lui mi faceva domande lo faceva SEMPRE con tatto e con empatia profondissima. E' vero che non ci si apre subito, nel mio caso per certe cose che dovevo raccontargliele ci saranno voluti un due o tre mesi, però ricordo che la prima seduta per conoscerci gli avevo detto subito dei problemi miei, non tutti, però io quando sto male ho bisogno di sfogarmi... E non tutti lo fanno subito... Però sempre se una persona mi ispira fiducia, perché non racconto le mie cose al primo che passa per strada...
 
solo una cosa: gli antidepressivi curano anche l'ansia, non solo la depressione.Da noi persone comuni vengono chiamati "antidepressivi", in realtà sono ssri, che tradotto dall'inglese vuol dire più omeno farmaci regolatori del meccanismo della serotonina.

Io credevo di essermi aperta con lei, nel senso che io intendo quando dico aprirmi con le persone, cioè essere sciolta, avere una buona confidenza e parlare tanto. Anche perchè come dici tu lei è molto empatica ed accogliente, e aiuta ad aprirsi. Però non basta, evidentemente parlo tanto ma non tiro fuori le cose veramente profonde..ma non è che io le so queste cose ma non gliele voglio dire, è proprio una fatica mia a farle emergere. Probabilmente le ho messe a tacere perchè mi facevano troppo soffrire. Quind, con lei o con un'altra sarebbe la stessa cosa, anzi forse peggio con altre. Lei almeno non mi fa vergogna. perchè in passato ne ho provata anch'io una che mi metteva talmente soggezione che facevo fatica anche a raccontare la mia giornata!

Quindi boh, io riprovo con lei, cercando di sforzarmi a lasciarmi andare, anche se non so come fare, perchè mi sembra di farlo già.
Per i farmaci gliene ho parlato, lei se lo decido dalla psichiatra mi ci manda anche....solo che non mi decido io.
 
Ma perché invece non chiedere un colloquio con la psichiatra e poi decidere? Così le esponi i tuoi dubbi...io non li vedo due canali separati ma complementari...personalmente coi farmaci ho avuto una buona esperienza, nel frattempo mantenevo la psicoterapia e la danzaterapia e tutte e tre insieme mi hanno riportato a galla in un momento nero...
 
si certo, potrei, ma risolverebbe i miei dubbi? gli psichiatri, per mestiere, sono molto propensi a dare farmaci. Dovremmo forse fare un incontro a tre, io, la psicologa, e la/lo psichiatra
 
ma infatti se dovessi decidere di andarci, per prima cosa non andrei da quella da cui andavo anni fa, ma da quella che "lavora in combo" con la mia psico, e quindi credo proprio che le due si parlerebbero.
Dalla mia vecchia, pur ritenendola bravissima ad azzeccare il tipo e dose di farmaco, non ci andrei perchè è impossibile da contattare, giorni e giorni di chiamate a vuoto prima di ottenere risposta.....e se prendo il farmaco, mi fa degli effetti, e ho bisogno di chiamarla per capire se va tutto bene?

Cioè, il problema qui non era decidere se andare da una psicologa o da una psichiatra, o se tenere nascosta la cosa.....se lo facessi sicuramente ne parlerei alla psico, e le sto già parlando di tutti questi miei dubbi. Sono proprio io che non mi decido,e dall'altra parte non vedo lei convinta. Lei ritiene che con impegno e un po' di pazienza posso lavorare con lei e uscirne anche senza farmaci. Io nei giorni in cui sto malissimo li vorrei prendere per mettere a tacere tutto, poi passo giorni tranquilli in cui mi dico che tutto sommato posso andare avanti anche così, facendo solo la terapia.
 
Secondo me il limite che ti blocca è considerare i farmaci solo come qualcosa che farebbe fallire la psicoterapia, qualcosa che fa passare solo i sintomi...prova a vederli nell ottica di una risorsa in piu per avere più forza e spinta di affrontare la psicoterapia e la guarigione.
 
scusate se giro su la conversazione, ma facendo presente la mia emetofobia lo psichiatra mi prescrisse la ***********, che tra l altro blocca anche il vomito. Ovviamente la mia è solo una esperienza, ma sicuramente parlate al medico della fobia! Ne terrà conto.
 
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